venerdì 20 gennaio 2012

Udite, udite... stranamente anch'io ho buoni propositi.
Lo so, ultimamente soffro di diarrea alle dita quindi scrivo post a manetta, ma 'sto blog mi serve a questo, quindi tantè.
Dicevo, ho anch'io dei buoni propositi.
Sono piccole cose, magari normalissime per la maggior parte delle persone, ma siccome IO SONO IO, e sono speciale, questi sono i miei (non in ordine di priorità, ma come mi vengono i mente man mano):
  • Fare colazione, spuntino, pranzo e spuntino senza rimettere (la cena ancora è un jolly, mica posso fare tutto di punto in bianco)
  • Continuare gli addominali al mattino
  • Andare a lavoro e restarci, senza scuse
  • Cercare di essere presentabile in ogni momento (la spazzola per i capelli NON è un optional)
  • Mantenere decente e pulita la casa
  • Migliorare e mantenere in equilibrio il mio matrimonio
  • Non spendere cifre folli al supermercato, ma prendere solo il necessario
  • Riprendere in mano i ferri per il knitting, anche solo per piccole cose.
Non ho messo una cosa molto importante, una frase che qualche settimana fa mio fratello (biondo, occhi azzurri, laureato, sportivo, bella presenza....maccheccazzo, tutte lui????) mi disse:

"Alla fine bisogna volersi un po' di bene, dai!"

Lui è l'unico, in famiglia (a parte mio marito, chiaro), ad essere a conoscenza del mio problema e del percorso che sto affrontando.
Quando sono stata ricoverata tre giorni al San Paolo, abbassando nettamente l'età media del reparto Medicina II, ho preferito non spiegare a nessuno la motivazione: mia madre si preoccuperebbe come solo una madre può fare, i miei suoceri pure, e non me la sono sentita di caricare sulle loro spalle questa cosa.
Un po' perché mia madre è convinta che sia un problema chiuso già diversi anni fa, ed un po' perché, se le dovessi spiegare di nuovo questo problema, so che ad ogni boccone e successivo movimento mi seguirebbe e urlerebbe come faceva quando ero piccola.
Ora come ora non voglio e non ho bisogno di un segugio alle spalle: mi sentirei braccata, con conseguente ansia da prestazione e rientrerei in un circolo vizioso da cui, ogni volta, è più difficile uscire.
Già è un casino così, fra terapia, pastiglie di potassio, gastrprotettori, Day Hospital e via dicendo: sommare anche un controllo serrato mi manderebbe in panico.

Certo, mi rendo conto scherzando che un disturbo dell'alimentazione fa molto Vogue anni '90: forse faceva pena quando avevo 15 o 20 anni, e non pensavo al futuro: ora ne ho 28, sono sposata e con delle responsabilità. Ho paura che, se non mi ci metto di impegno a risolvere questa situazione, mi troverò a 40 o 50 anni come l'orrida collega dell'ufficio in fianco: sola e incattivita.
Io non voglio essere assolutamente una brutta persona: sono scorbutica e poco incline alla conversazione ed alla compagnia, ma ciò non esclude che anch'io, sotto sotto, non abbia un cuore che (e mi costa parecchio dirlo) si commuove da pazzi quando guarda il nipotino al cinema per la prima volta in vita sua; la nipotina che quando ti vede ti dice "Zia voglio stare con te!" e così via.





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