giovedì 26 gennaio 2012

Oggi mi sento forte, di acciaio.
Ieri purtroppo sono rimasta a casa, divanata, preda di una simpatica forma virale (meno male molto passeggera) che mi ha costretto a diverse sedute plenarie nel meraviglioso bagno di casa mia. E mi sono beccata pure la manciata di secondi conditi con scossa sismica. Ah, che bello stare a casa...
Mi piacerebbe dire che sono sono stata bravissima, che ho resistito a non mangiare e rimettere, ma purtroppo non è così.
E' inutile mentire, non qui. Anche se so che qualcuno legge queste pagine, fondamentalmente scrivo per me stessa, per avere un posto dove archiviare i miei pensieri, quindi è inutile mentire a me stessa.
Stamattina, invece, dopo essermi rigirata un po' nel letto pensando "Mi alzo e vado a lavoro? No, resto qui e dormo... no, meglio andare... no, meglio stare a casa..." ho preso atto che non sono ancora in grado di stare a casa e controllarmi: meglio andare a lavoro, magari non combinare nulla e scaldare la sedia, ma nello stesso tempo fare qualcosa per me stessa e controllarmi...
...quindi mi sono alzata, ho fatto i miei esercizi, colazione, mi sono messa il mio bel vestitino in maglia di Zara (non sempre lo stesso, un altro - color cammello, per il quale sto meditando un'altra sciarpa nello stesso colore) e sono uscita. Con un sorriso. Vabbè, non proprio un sorriso smagliante ma almeno sono venuta a lavorare. E tanto basta.
Ad ogni modo, ora sono seduta alla mia scrivania con la mia bella tisanina drenante a lato, i colleghi che si fanno gli affari loro e scrivo.
Ieri mi è mancato un po' non aggiornare il blog. Non che avessi milioni di cose importanti da dire, ma almeno scrivere mi occupa un po' di tempo e spinge via la noia, la nasconde da qualche parte.
A casa ho il pc, naturalmente, ma non è la stessa cosa: non ho concentrazione per scrivere, per esaminarmi. Magari mi siedo al portatile, ma alzo gli occhi e vedo che ci sarebbe il pavimento da spazzare, la polvere da fare, mi viene in mente che dovrei fare la lavatrice e ritirare i panni asciutti (di stirare non se ne parla, la mia religione non lo permette) e via così...
Qui in ufficio è diverso.
C'è silenzio, tranne le volte che il collega commenta qualche notizia sul giornale. Qui posso ancora essere Daniela, professionale al 100% ed intelligente, mentre a casa mi sento un po' come una casalinga disperata.

Ma insomma, mettiamo un poco da parte la malinconia e parliamo di qualcosa di positivo. Sono alla ricerca di qualcosa da leggere. Ultimamente, mi sono resa conto che sono pochi i libri che mi rapiscono, che non metterei mai giù ma che divorerei fino all'ultima pagina.
Sono sempre stata una lettrice veloce e passionale: a regola, finisco i libri in 2/3 giorni, massimo 4. Il record è stato "I Pilastri della Terra - che consiglio caldamente - in 4 giorni. Netti. la collega che non ci credeva mi ha sfidato regalandomi il seguito, altro tomo imponente. Ci ho messo 3 giorni, compreso di riassunto come prova del 9. Sono un mito!
I libri sono sempre stati i miei migliori amici: ne ho a bizzeffe, credo almeno 500, e mi aiutavano a non sentire il vuoto che avevo dentro e che mi creavo fuori. I miei compagni di vita erano i protagonisti dei romanzi che leggevo: Aureliano Buendia, Heatcliff, il signor Rocester, Mark Darcy sono stati i miei primi amori (va bene, di recente c'è stato anche Edward Cullen. Insomma, potrò pure avere una cotta tardo-adolescenziale?)
Invece negli ultimi tempi non ho letto niente che mi abbia fatto innamorare di nuovo, solo pochi libri che sì, mi hanno preso, ma non fino in fondo.
Mi chiedo anche: non sarà che sto diventando TROPPO cinica, e quindi non riesco a lasciarmi andare? Può essere, ma non so se è tutta colpa mia.

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