giovedì 30 dicembre 2010

Regali handmade

In tutto questo, dimenticavo di raccontare una parte molto tenera del mio Natale... i miei nipotini Irene e Niccolò! Lei è una piccola Amelia-la-strega-che-ammalia, ci vuole molto tempo per conquistarla e ha una linguetta niente male (il sangue non mente), mente lui è un patonzo tutto guance che, se fingi di piangere, ti viene vicino e ti dà un suo giocattolo o ti fa una carezzina sulla guancia... cose da sciogliersi come un ghiacciolo a Ferragosto.
Se avessi la matematica certezza che un eventuale pargolo mi verrebbe fuori uguale a uno dei due, butterei a mare tutte le mie remore (i soldi, la paura di essere un pessimo genitore - io, Manu se la caverebbe alla grande) ci proverei subito.
Sta di fatto che per loro, come regali natalizio, avevo predisposto due sciarpette: la Nicobaktus e la Nenikarius. Naturalmente mi rendo conto che due bambini di un anno e mezzo e di 3 non se ne fanno una cippa di una sciarpa, ma ci tenevo che avessero qualcosa fatto a mano dalla zia (e che mi avrebbe permesso di esercitarmi un po' con i ferri circolari).
Il 26 dicembre andiamo a pranzo da mia cugina, e lì i nipotini spacchettano il regalo. bello, bello, fin qui tutto bene, e mia cugina me ne chiede una per sè - Evviva! magari verde, in lana merinos, con i bordi bianchi... oddio sto divagando!
Comunque, vuoi che io non mi sia portata dietro i ferri per lo sferruzzo? Certo che sì! E così mi ritrovo seduta sul divano (mio cognato mha pronunciato più volte il nome Abelarda, l'ho sentito benissimo), mentre la Suocera di mia cugina mi guarda e mi dice: "Ma lavora a maglia anche oggi?" Certo perché no? E' festa ed ho tutto il tempo del mondo.
Ma qui viene la parte bella: la mia nipotina sparisce... e torna 30 secondi dopo con in mano le mie sciarpette, per far vedere alla nonna quanto sono belle!!!
Questa, signori, è la gioia del Natale, e non venitemi a dire di no!

Mi piace!

Credo che mi rappresenti al meglio!

lunedì 27 dicembre 2010

Sorrido

Sto sorridendo perché ho visto che Nadia, la mia insegnante di recitazione, era on line. Era tanto che non la sentivo, non sapevo se le andava di parlarmi ma le ho augurato buon Natale lo stesso. Lei tranquillissima e tanto cara, come niente fosse, mi ringrazia e ci invita in sede per il Capodanno.
Mi mancano, lei e tutti gli altri.
Mi manca l'ambiente, il cameratismo, i pettegolezzi, la fatica e il sudore di mesi per due ore di spettacolo, che però ti lasciano anni di soddisfazione.
Sorrido perché ho toccato il fondo, ma ora sto risalendo.
Ed ora provo a chiamare Elisa.

E anche quest'anno...

...abbiamo sfangato via il Natale. E' una festa che non mi fa impazzire, probabilmente (e qui entriamo nella psicologia da 4 soldi) l'ho vissuta male da piccina (vedi sempre padre-psicopatico) e così è rimasta.
La trovo una festa che riempie di troppe aspettative regolarmente deluse, di regali che non arrivano da cuore ma che sono falsi come Giuda, o che comunque non sono stati scelti con cognizioen di causa ma solo "prendo-questo-così-sono-a-posto". 
Devo dire che negli ultimi anni è molto migliorata, soprattutto dalla prima volta che ho visto come festeggia la famiglia di mio marito. Mi pare fosse il Natale 2005 e lui mi porta a salutare tutto il parentado nella cascina dove hanno abitato fin da piccoli e che hanno dovuto abbandonare perché stava diventando ingstibile a livello di manutenzione. Insomma, entro e trovo questo mare di gente tutta imparentata fra loro che mangia, beve e fa casino... insomma, festeggia. Molto diverso da casa mia, senza nulla togliere a mia mamma, dove alla fin fine si era sempre noi tre, gli stessi degli altri giorni.
A mio marito non va molto giù questa mia natura da Grinch, lui che addobberebbe persino il water con le palline di Natale. E' partito alla carica il primo anno (2006) con alberlo, palline, lucine e cazzi e mazzi... per arrivare al 2010 con solo l'ornamento sulla porta (ho ceduto io sull'attaccare il poster della Birra Guinness, pareva di entrare in una casa di ubriaconi).
A mia discolpa posso dire che l'albero natalizio in casa nostra, con due gatti e un cane labrador, faceva una ben misera fine: perennemente a terra, palline cadute che rotolano ovunque, rami piegati dal dolce peso del culone di Fonzie... inzomma, uno strazio.
Quest'anno, invece, che temevo come la peste per il mio tracollo mentale (mi sono accorta che sorrido meno di 5 volte al giorno, pietoso) è andata molto bene: ho mangiato, bevuto (Manu di più), sferruzzato (quei benedetti scaldamano non accennano a proseguire)... dai... Feliz Navidad!

giovedì 23 dicembre 2010

Variazione sul tema

Giusto per cambiare un po' la rotta di questo blog, ho un paio di notizie positive: prima fra tutte mio fratello si è laureato con un bel 107 tondo tondo... l'unica pecca (enorme, per altro) è che per disinformazione e disorganizzazione ci siamo perse la sua discussione: una cosa che mi ha lasciato l'amaro in bocca, ma solo perché avrei voluto che avesse il sostegno della famiglia. Ma mio fratello ha le spalle ampie e ce l'ha fatta alla grande.
La sera lo abbiamo festeggiato mangiando in un ristorante spagnolo (grazie amore mio, non conoscevo i famosi cervi spagnoli) e brindando all'anima nera di mio padre (senza la sua dipartita non avremmo preso i soldi che son serviti a me per dare l'anticipo per la casa ed a mio fratello per pagare l'università: thanks a lot, Piero!)
La seconda cosa è che è arrivato il mio gomitolo di lana Joy, così finalmente posso farmi lo scaldacollo abbinato al baschetto! Tutto nasce dall'acquisto del mio regalo di Natale, i ferri circolari Nova Metal della Knit Pro presi da Unfilodi (questi sotto, per intenderci).

Vuoi non entrare nella knit-house e non innamorarti di quella marea di gomitoli che ti guardano? No! Morale della favola compro anche un paio di gomitoli di lana Joy della Filtes, di un bel colore viola.bianco-rosa, molto caramella-alla-fragola-che-fa-a-pugni-con-le-borchie. Mi ci faccio un bel baschetto e penso: "Quasi quasi me ne compro un'altro gomitolo e mi ci faccio uno scaldacollo da abbinare, sai che figata?". Alché sabato mi appropinquo alla Botteguccia, da Elena, che mi dice che come colore non lo fanno più...ma si offre comunque di controllare, senza darmi speranze. Invece... sorpresa sorpresa! Mi arriva un SMS che mi dice "Ecco il miracolo di Natale, ho trovato il gomitolo!"
Insomma, soddisfazioni da tutte le parti!

mercoledì 15 dicembre 2010

Indossare la propria creazione

Questa è la parte più divertente: esibire una sciarpa fantastica che rivela il tuo stile. Altre volte invece è difficile indossare qualcosa che ti sembra imperfetto o che non è riuscito come volevi. Ma indossalo comunque, in omaggio alla tua fatica e al tuo talento. E alla tua passione. Ogni maglierista lavora con passione, anche se è una principiante, rossa in faccia per la frustrazione. Altrimenti, perché lo faremmo? Specie in un mondo che sembra non aver alcun bisogno di cose fatte a mano. Ma è proprio questo il momento in cui ce n'è più bisogno, invece. Non importa se il risultato non è quello che avevamo previsto. Ogni momento è un passo avanti, ogni punto ci avvicina al traguardo. Può andare peggio, ma potrà sempre andare meglio. Quando indossi qualcosa che hai fatto con le tue mani ti circondi di amore, e di tutto l'amore che ti ha preceduto. Perché il vero traguardo è essere fieri di ciò che si fa. Io lo sono.

Kate Jacobs - Le amiche del venerdì sera

venerdì 10 dicembre 2010

Ricucire insieme tutti i pezzi

E' sempre facile lavorare un pullover a sezioni: il davanti, il dietro, le maniche. Il vantaggio è che se una parte ti dà del filo da torcere, la puoi lasciar perdere e andare avanti con un'altra. Questo non vuol dire rinunciare, ma essere furbe. Lavorare un po' alla volta finché tutti i pezzi sono pronti. Poi si uniscono insieme con un ago da lana e un filo sottile dello stesso colore del capo, prendendo una maglia sì e una no (ricorda: se un lato è più lungo dell'altro, cuci comunque un punto sì e uno no. La lana è molto flessibile ed è facile far combaciare tutto. Credimi). Stirare le parti, o metterle in forma, è sempre una buona idea: stendile su una tavola e stirale al vapore, perché prendano un aspetto regolare e liscio. A volte fa piacere restare per un po' a guardare le cose, mantenerle nuove e perfette il più possibile.

Kate Jacobs - Le amiche del venerdì sera

giovedì 9 dicembre 2010

Ch-ch-ch-change!

Uff, è un po' che non scrivo niente di mio e ci sono un po' di ragnatele... direi che dopo aver fatto pulizie in ufficio, e aver pensato intensamente a quelle che devo fare a casa (ci sono rotoli di pelo che attraversano il soggiorno, sembra lo scenario adatto per un film western), posso dedicarmi a me stessa e al mio caro blog, spolverandolo un po'.


Sono un pochino stanca di me stessa e ho voglia di cambiare un po'. Non tanto, è inutile che io pensi ad enormi cambiamenti, mi scoraggerei subito e mollerei il colpo. Voglio cominciare da piccole cose, tipo tornare a casa dall'ufficio e fare qualcosa di costruttivo, invece di sedermi al tavolo di cucina ed ingollare cibo fino all'ora di cena.  A questo proposito ieri sera ho guardato in faccia Manu, ho schiacciato il mio orgoglio sotto i piedini ed ho ammesso che ultimamente ho una passione sfrenata per riso bianco, brodini e pastine in generale: pertanto, se anche a lui andavano bene come alimenti standard, avrei abolito i pasti pantagruelici che cucino di solito. Ha saltellato di gioia, dicendo che andava benissimo (lui opta per tonno in scatola, mozzarella e wurstel). Ok, allora, andata per non cucinare più e occupare il tempo in maniera più proficua (vedi lavorare a maglia).


In secondo luogo voglio fare un po' di pulizia in casa. Non solo pulizie normali, ma anche pulizia "ornamentale". Basta soprammobili odiosi e polverosi, che tengo solo per far piacere a chi me li ha regalati. Basta cose vecchie, usate e strausate. Basta con gli abiti che non metto ma che tengo perché potrebbero venir buoni in una occasione su cento. Voglio circondarmi di cose che mi piacciono e che mi fanno stare bene. Direi che la soluzione da applicare sarà quella di fare una lista di cose che vorrei in casa (mobili e soprammobili) e che vorrei fare alla casa, pian piano metto via i soldini e provvederò.


Poi, che cosa... non so... beh, mi piacerebbe rimediare alla mia durezza di cuore. Ultimamente mi rendo conto di essere schiva, aggressiva, fredda e lontana. Tratto male o con indifferenza persone che mi vogliono bene (vedi cognati, suoceri, genitori, amici, marito) senza una ragione apparente. Il mio terrore è che l'ultima volta che ho percorso questa strada non è finita bene, e non ho voglia di ripetere i miei errori. Ma stavolta voglio lottare fino in fondo, col cazzo che cado col culo a terra. A costo di rompermi le ossa sto in piedi e vado avanti, e chi vivrà vedrà.


Dopo questa nota di finezza, ma che esprime ottimamente ciò che mi frulla per la testa, mi sento un po' più leggera e corazzata per andare avanti nella giornata.

Chiudere le maglie

Non si può tenere un lavoro sui ferri per sempre; prima o poi deve andare per la sua strada e sopravvivere. Il trucco è accavallare le maglie l'una sull'altra in modo da poterle togliere dal ferro senza disfare tutto.

Kate Jacobs - Le amiche del venerdì sera

venerdì 3 dicembre 2010

Ricominciare da capo

Ogni maglierista ha un lavoro incompiuto, una borsa piena di frammenti iniziati e mai finiti. Perché? E' cambiata la moda, oppure la stagione? Se fosse così, basterebbe disfare tutto e usare il filato per qualcos'altro. Invece no, c'è una segreta speranza che ti fa aspettare, sognare che un giorno sistemerai tutto, tornerai a riprendere quel lavoro e tutto andrà per il lmeglio. Che stavolta i pezzi combaceranno. L'errore è aspettare di sentirsi rinnovate prima di fare un altro tentativo. L'unica cosa da fare, invece, è riprendere i ferri e continuare.

Kate Jacobs - Le amiche del venerdì sera

giovedì 2 dicembre 2010