In pratica sono quella "simpatica ma se non c'è amen". Un essere mediocre e passibile di essere messo da parte senza problemi.
Se urlo mi vedete, se non lo faccio mi dimenticate in un lampo.
Divento un'orma sbiadita sullo sfondo.
Grazie, per ogni momento in cui mi fate prendere atto del mio essere invisibile e inutile.
sabato 30 aprile 2016
venerdì 22 aprile 2016
Incredibilmente, Faccialibro oggi si rivela essere utile.
Nella sezione "I tuoi ricordi" mi mostra che esattamente in questo periodo, giorno più o giorno meno ho dato di matto (quantomeno dal 2010).
Quindi è ciclico, sopportate.
Questo non toglie che il periodo di merda resti eh, ma almeno ho la certezza che non sia così strano come sembra.
Nella sezione "I tuoi ricordi" mi mostra che esattamente in questo periodo, giorno più o giorno meno ho dato di matto (quantomeno dal 2010).
Quindi è ciclico, sopportate.
Questo non toglie che il periodo di merda resti eh, ma almeno ho la certezza che non sia così strano come sembra.
giovedì 21 aprile 2016
mi hanno scritto in tanti, questi giorni. Le persone più inaspettate. E mi avete scaldato il cuore.
Ma sono ancora a livelli estremamente alti di codardia e misoginia.
Ho provato per circa 30 minuti a tornare ad essere la stessa voce che ero una settimana fa.
Al primo screzio ho esclamato "NO!"
Al secondo sono scappata a gambe levate senza respiro.
Sono apatica, terrorizzata e stanca.
Sto qui ancora un po', anche se - se potessi - scavarei una buca all'interno di me stessa e mi ci nasconderei ancora più profondamente.
Nel frattempo medito.
Tornare in terapia? Vuoi realmente fare marcia indietro?
Sei pronta a guardarti allo specchio e non vedere più zigomi che tendono la pelle, costole e anche che premono?
Non lo so.
E finché non lo saprò sto qui. Almeno non vedo.
Ma sono ancora a livelli estremamente alti di codardia e misoginia.
Ho provato per circa 30 minuti a tornare ad essere la stessa voce che ero una settimana fa.
Al primo screzio ho esclamato "NO!"
Al secondo sono scappata a gambe levate senza respiro.
Sono apatica, terrorizzata e stanca.
Sto qui ancora un po', anche se - se potessi - scavarei una buca all'interno di me stessa e mi ci nasconderei ancora più profondamente.
Nel frattempo medito.
Tornare in terapia? Vuoi realmente fare marcia indietro?
Sei pronta a guardarti allo specchio e non vedere più zigomi che tendono la pelle, costole e anche che premono?
Non lo so.
E finché non lo saprò sto qui. Almeno non vedo.
lunedì 18 aprile 2016
e niente, oggi è così. un post dietro l'altro, intervallati da brani di vita reale come il lavoro.
sono un poco più tranquilla. poco.
forse due ore che sono out dal 99% di quel che frequentavo prima, e mi sento come fumo.
basterà un soffio e sparirò dal ricordo di chi mi dice io sono qui. ma sarà ancora per colpa mia, perché dire a chiare lettere "io esisto, ricordatevi di me" ha un prezzo alto. Forse troppo.
allora sto digitando qui, perché sappiate che ci sono, ma resto nascosta.
Vi metto infantilmente alla prova, per poter dire alla fine "Visto? Visto? Mi avete dimenticato".
e l'ho sempre fatto eh, non è una novità.
in realtà, non riesco veramente a capire quale sia l'ingranaggio nella mia testa difettoso o addirittura mancante che mi fa pensare e comportare in un determinato modo, dalla vita sociale al cibo.
Non lo so.
Il dolore. Arriva ad ondate e si scatena da episodi assurdi. Un esempio idiota?
Lo shopping. L'ultima volta che mi sono detta "devo prendere un paio di pantaloni" il film partito era la versione nostrana di Sex & the city. Poi... puff, puff, la realtà: chi cazzo chiamo per andare a fare shopping? non conosco nessuno che abbia tempo e voglia, e soprattutto davanti a cui non mi devo vergognare se non posso spendere vagonate.
ancora più squallido è quando mi annoio mentre guido e penso che potrei telefonare a qualcuno per fare due chiacchiere... puff puff: le opzioni sono mamma e marito. fine.
ed è quando prendo coscienza della mia solitudine, del mio essere sola in mezzo a tanti che arriva la zampata di dolore.
e ieri... beh, ho deciso di aumentare la dose di dolore. tanto le cose non cambiano.
sono un poco più tranquilla. poco.
forse due ore che sono out dal 99% di quel che frequentavo prima, e mi sento come fumo.
basterà un soffio e sparirò dal ricordo di chi mi dice io sono qui. ma sarà ancora per colpa mia, perché dire a chiare lettere "io esisto, ricordatevi di me" ha un prezzo alto. Forse troppo.
allora sto digitando qui, perché sappiate che ci sono, ma resto nascosta.
Vi metto infantilmente alla prova, per poter dire alla fine "Visto? Visto? Mi avete dimenticato".
e l'ho sempre fatto eh, non è una novità.
in realtà, non riesco veramente a capire quale sia l'ingranaggio nella mia testa difettoso o addirittura mancante che mi fa pensare e comportare in un determinato modo, dalla vita sociale al cibo.
Non lo so.
Il dolore. Arriva ad ondate e si scatena da episodi assurdi. Un esempio idiota?
Lo shopping. L'ultima volta che mi sono detta "devo prendere un paio di pantaloni" il film partito era la versione nostrana di Sex & the city. Poi... puff, puff, la realtà: chi cazzo chiamo per andare a fare shopping? non conosco nessuno che abbia tempo e voglia, e soprattutto davanti a cui non mi devo vergognare se non posso spendere vagonate.
ancora più squallido è quando mi annoio mentre guido e penso che potrei telefonare a qualcuno per fare due chiacchiere... puff puff: le opzioni sono mamma e marito. fine.
ed è quando prendo coscienza della mia solitudine, del mio essere sola in mezzo a tanti che arriva la zampata di dolore.
e ieri... beh, ho deciso di aumentare la dose di dolore. tanto le cose non cambiano.
Crollo
bona, sto crollando.
Ieri ho dato fuori di matto per una cazzo di foto che ho visto, e quello che più mi rimprovero è la reazione da bambina dell'asilo.
Incolpo di avermi esclusa, ben sapendo che oggettivamene e soggettivamente non è così.
Se non mi faccio mai vedere, se io per prima non chiamo/scrivo, cosa cazzo mi aspetto dagli altri?
Parlando facevo la figa dicendo "un amico qui, un amico là..." no.
Amici sono quelli che condividono altro, rispetto a dei pixel sullo scanner. Ed io sono solo quello, un nickname su telegram. Che scrive un sacco ma fa poco. E racconta, in definitiva, poco.
perché io vorrei essere una di quelle che non si deve aggrappare come una disperata ad un telefono.
In realtà, se immagino di guardarmi da fuori, vedo solo un cagnolino che saltella per avere briciole di attenzione. Un'immagine patetica, ma non si discosta molto da quel che penso di me stessa. Patetica.
Volevo solo giocare al giochino dei portali... no. Volevo solo farmi degli amici. E pensavo, in tutta sincerità, di esserci riuscita. Invece no, mi rendo conto che sono indietro, tanto tanto TANTO indietro. Perché amicizia vuol dire condividere, ed io in realtà non ho mai dato molto.
Ieri ho dato fuori di matto per una cazzo di foto che ho visto, e quello che più mi rimprovero è la reazione da bambina dell'asilo.
Incolpo di avermi esclusa, ben sapendo che oggettivamene e soggettivamente non è così.
Se non mi faccio mai vedere, se io per prima non chiamo/scrivo, cosa cazzo mi aspetto dagli altri?
Parlando facevo la figa dicendo "un amico qui, un amico là..." no.
Amici sono quelli che condividono altro, rispetto a dei pixel sullo scanner. Ed io sono solo quello, un nickname su telegram. Che scrive un sacco ma fa poco. E racconta, in definitiva, poco.
perché io vorrei essere una di quelle che non si deve aggrappare come una disperata ad un telefono.
In realtà, se immagino di guardarmi da fuori, vedo solo un cagnolino che saltella per avere briciole di attenzione. Un'immagine patetica, ma non si discosta molto da quel che penso di me stessa. Patetica.
Volevo solo giocare al giochino dei portali... no. Volevo solo farmi degli amici. E pensavo, in tutta sincerità, di esserci riuscita. Invece no, mi rendo conto che sono indietro, tanto tanto TANTO indietro. Perché amicizia vuol dire condividere, ed io in realtà non ho mai dato molto.
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