lunedì 2 maggio 2016

Boom!

Oh beh, direi che a questo giro il botto l'ho fatto. Bello forte, anche. Non sto qui a spiegare il perché ed il percome, è archiviabile sotto la voce "Cose che Daniela sta mandando in merda anno 2016".

Accusare persone che nel bene o nel male c'erano quando hai avuto bisogno direi che è stato il picco massimo. Ma quanto meno, se voglio vedere almeno un lato positivo, ho aperto gli occhi e parlato a cuore aperto.

Innanzitutto una premessa generica, legata al fatto di aver ripreso a scrivere qui e poi diffondere pubblicamente i post.

So benissimo che se il fine è quello di sfogarsi, potrei anche solo aprire un file docx, scrivere salvare e poi chiuderlo. In questo modo, avrei la mia catarsi e la mia reputazione (parolone!) resterebbe pulita.

Ma non sarebbe corretto, no. Io voglio che, se interessati, sappiate che dietro le mie cretinate giornaliere c'è un altra persona. Che a volte si trattiene, si trasforma per piacere, per sentire "Ti voglio bene", per sentirsi amata e benvoluta. E non è che mi sia riuscito così bene eh!

Dicevo, il mio sclero quantomeno mi ha permesso, una volta aperta la diga, di scrivere nero su bianco quello che sento di essere: iniziando a giocare, credevo e speravo di ottenere quello che in 30 anni non ho mai avuto, una famiglia al di fuori della famiglia.

Invece mi sono resa conto che non ho mai dato e quindi mai avuto nulla.

Ho incolpato diverse persone a turno di errori o esclusioni che in realtà era solo la mia testa malata a vedere. Sono invidiosa, meschina e infantile.

Ho scelto una determinata strada e poi incolpo gli altri di averla scelta. 

La cosa che mi manda ai pazzi è che smettendo di giocare so benissimo che il telefono smetterebbe di vibrare, a poco a poco, fino a tornare silenzioso come era anni fa. Perché quando ti rendi conto di cosa c'è sotto la maschera che porto, scapperesti via più veloce del vento.

Quando cominciai a giocare (per un motivo molto patetico, peraltro) speravo che nascondendo i miei problemi ad un certo punto questi sparissero, come per magia.

Illusa! Sono ancora tutti lì, belli in fila. Il grosso e tutti i suoi fratellini,

Ciò non toglie che sì, sto pensando a tornare in terapia. E appena ci penso mi viene in mente la prima volta che sono andata ad un controllo che doveva durare 2 ore e si è trasformato in un ricovero di 3 giorni, che ho dovuto nascondere a mia madre e con mio marito che porello, riusciva a passare solo al sera per una mezz'ora, Non avevo nemmeno uno spazzolino da denti dietro.

Ah, e poi la volta che sono dovuta restare la giornata interna dentro al reparto, con questo tizio che mi si piantava davanti e continuava a bisbigliare. E nel frattempo si erano dimenticati di me, di richiedere il referto dei miei esami. Sono rimasta lì 14 ore, sola come un cane.

Le poche volte che mi ha accompagnato mio marito glielo leggevi nello sguardo il disagio. E mi sentivo ancora più merda. allora non gliel'ho più chiesto. Amici che mi accompagnassero non ne avevo. E poi, chiederesti veramente a qualcuno di accompagnarti, prendere un giorno di ferie e sacrificarlo per te? Dovendogli spiegare perché?

E credete che io non mi immedesimi in lui? Che sono certa, a volte se lo domanda "Ma se non l'avessi conosciuta, sarei più felice?"

Sì amore mio, saresti più felice. Non avresti visto tutto questo, non lo avresti sentito. 

sabato 30 aprile 2016

In pratica sono quella "simpatica ma se non c'è amen". Un essere mediocre e passibile di essere messo da parte senza problemi.
Se urlo mi vedete, se non lo faccio mi dimenticate in un lampo.
Divento un'orma sbiadita sullo sfondo.
Grazie, per ogni momento in cui mi fate prendere atto del mio essere invisibile e inutile.

venerdì 22 aprile 2016

Incredibilmente, Faccialibro oggi si rivela essere utile.

Nella sezione "I tuoi ricordi" mi mostra che esattamente in questo periodo, giorno più o giorno meno ho dato di matto (quantomeno dal 2010).

Quindi è ciclico, sopportate.

Questo non toglie che il periodo di merda resti eh, ma almeno ho la certezza che non sia così strano come sembra.

giovedì 21 aprile 2016

mi hanno scritto in tanti, questi giorni. Le persone più inaspettate. E mi avete scaldato il cuore.
Ma sono ancora a livelli estremamente alti di codardia e misoginia.
Ho provato per circa 30 minuti a tornare ad essere la stessa voce che ero una settimana fa.
Al primo screzio ho esclamato "NO!"
Al secondo sono scappata a gambe levate senza respiro.

Sono apatica, terrorizzata e stanca.

Sto qui ancora un po', anche se - se potessi - scavarei una buca all'interno di me stessa e mi ci nasconderei ancora più profondamente.

Nel frattempo medito.

Tornare in terapia? Vuoi realmente fare marcia indietro?
Sei pronta a guardarti allo specchio e non vedere più zigomi che tendono la pelle, costole e anche che premono?
Non lo so.
E finché non lo saprò sto qui. Almeno non vedo.

lunedì 18 aprile 2016

e niente, oggi è così. un post dietro l'altro, intervallati da brani di vita reale come il lavoro.

sono un poco più tranquilla. poco.

forse due ore che sono out dal 99% di quel che frequentavo prima, e mi sento come fumo.

basterà un soffio e sparirò dal  ricordo di chi mi dice io sono qui. ma sarà ancora per colpa mia, perché dire a chiare lettere "io esisto, ricordatevi di me" ha un prezzo alto. Forse troppo.

allora sto digitando qui, perché sappiate che ci sono, ma resto nascosta.

Vi metto infantilmente alla prova, per poter dire alla fine "Visto? Visto? Mi avete dimenticato".

e l'ho sempre fatto eh, non è una novità.

in realtà, non riesco veramente a capire quale sia l'ingranaggio nella mia testa difettoso o addirittura mancante che mi fa pensare e comportare in un determinato modo, dalla vita sociale al cibo.

Non lo so.

Il dolore. Arriva ad ondate e si scatena da episodi assurdi. Un esempio idiota?

Lo shopping. L'ultima volta che mi sono detta "devo prendere un paio di pantaloni" il film partito era la versione nostrana di Sex & the city. Poi... puff, puff, la realtà: chi cazzo chiamo per andare a fare shopping? non conosco nessuno che abbia tempo e voglia, e soprattutto davanti a cui non mi devo vergognare se non posso spendere vagonate.

ancora più squallido è quando mi annoio mentre guido e penso che potrei telefonare a qualcuno per fare due chiacchiere... puff puff: le opzioni sono mamma e marito. fine.

ed è quando prendo coscienza della mia solitudine, del mio essere sola in mezzo a tanti che arriva la zampata di dolore.

e ieri... beh, ho deciso di aumentare la dose di dolore. tanto le cose non cambiano.

Crollo

bona, sto crollando.

Ieri ho dato fuori di matto per una cazzo di foto che ho visto, e quello che più mi rimprovero è la reazione da bambina dell'asilo.

Incolpo di avermi esclusa, ben sapendo che oggettivamene e soggettivamente non è così.

Se non mi faccio mai vedere, se io per prima non chiamo/scrivo, cosa cazzo mi aspetto dagli altri?

Parlando facevo la figa dicendo "un amico qui, un amico là..." no.

Amici sono quelli che condividono altro, rispetto a dei pixel sullo scanner. Ed io sono solo quello, un nickname su telegram. Che scrive un sacco ma fa poco. E racconta, in definitiva, poco.
perché io vorrei essere una di quelle che non si deve aggrappare come una disperata ad un telefono.

In realtà, se immagino di guardarmi da fuori, vedo solo un cagnolino che saltella per avere briciole di attenzione. Un'immagine patetica, ma non si discosta molto da quel che penso di me stessa. Patetica.

Volevo solo giocare al giochino dei portali... no. Volevo solo farmi degli amici. E pensavo, in tutta sincerità, di esserci riuscita. Invece no, mi rendo conto che sono indietro, tanto tanto TANTO indietro. Perché amicizia vuol dire condividere, ed io in realtà non ho mai dato molto.




lunedì 3 agosto 2015

Era tanto che non mi sentivo così.
Almeno dalle scuole medie: io, botolone di 70 chili, volutamente esclusa (l'unica) dalla festa di compleanno di una ragazza in classe con me (per inciso, le facevo anche i compiti). 
19 anni e 26 kg dopo, la sensazione è la stessa. 
E non so se stavolta sia stato fatto solo per errore. 
Lì per lì, dopo la scoperta, nelle orecchie mi rombava solo "No, tu no". Nient'altro.
Ed allora sono scappata. Da tutto e da tutti. Mi sono nascosta in cucina, mangiando qualunque cosa. 

Perché preferisco escludere piuttosto che essere esclusa. Fa male uguale eh, ma l'orgoglio sanguina meno.
La cosa che mi ha scaldato (e mi ha fatto sentire tantissimo in colpa) sono i millemila messaggi che mi chiedevano "ma tutto ok?"

Sì. No. Non è tutto ok.

Perché se la mia voce e le mie parole sembrano cemento armato, in realtà partono da un nucleo di cristallo sottile sottile.

E mi spiace che la mia vita abbia incrociato la vostra. Che la mia ombra sporchi il vostro sole.

Il punto è che mi faccio schifo. Ti senti ferita? Ignorali, passa ad altro.
Invece no, torno tipo cagnolino sempre lì, ad implorare un ciao, un vieni con noi (a prescindere che io non possa andare, poi)... insomma, qualcosa che mi faccia capire che senza la mia presenza non è lo stesso.
Ed invece no.

E non capisco cosa ci sia di tanto schifoso in me, di tanto brutto, di tanto... raccapricciante, ecco, che fa sì che la gente faccia largo intorno a me.

Non lo so.