martedì 31 gennaio 2012

Come non detto, domani al Day Hospital vado sola come al solito.
Sarò sola per tutto il giorno.
E' riuscito a prendere solo mezza giornata.
Già sarò in ansia per i cazzi miei, se poi ci si mette anche lui che ha solo mezza giornata di tempo, è inutile che venga.
Vado da sola.
Fa niente, va bene così.
Ma ho un nodo in gola che la metà basta. Adesso ho solo bisogno di 5 minuti per piangere.

***

Io lo sapevo. Lo sapevo che non dovevo dire nulla. Dovevo tenermelo per me, fare finta di niente, e sicuramente non ci sarebbero stati problemi, domattina mi sarei presentata in reparto finalmente con mio marito a fianco.
Invece no.
Lo so che non è colpa sua, cazzo, lo so.
Eppure c'è una parte di me, in questo momento, che vorrebbe urlare come una disperata.
Un'altra parte di me, invece, non vede l'ora di andare a fare la spesa, quindi andare a casa e mangiare. MANGIARE. Come se non ci fosse un domani.
Perché io, cazzo?? Perché???
Perché la ragazza che becco di solito ha sua mamma a fianco (magari si odiano, magari hanno problemi anche loro, ma non mi interessa), mentre io mi presento sempre con la mia cartellina verde degli esami sotto braccio, la mia borsetta, e la mia solitudine? Sembro patetica. SONO patetica.

Io lo so che ha chiesto al suo capo, e quella merda oscena gli ha dato solo mezza giornata. Poi non lo paga, o gli da metà stipendio prima e metà dopo, e ancora non lo ha messo in regola, e noi sempre con le pezze al culo... però intanto mio marito gli porta moglie e figlia dal pediatra e le va a riprendere, le aiuta a mettere quelle lucine natalizie di merda... mentre io vado sola in un posto che mi fa paura. Non è bello fare un DH in un reparto psichiatrico.
Mi sento veramente uno straccio. Perché io? Perché sempre da sola? Non sono abbastanza per meritarmelo? Non valgo abbastanza?
Evidentemente no.
Non sia mai che a Daniela venga tesa una mano, o che inaspettatamente le arrivi un messaggio con "Ho fatto il possibile per esserci, non ci sono riuscito e mi dispiace molto".
No, vero? Non si può? Tanto Daniela è forte, tanto resiste.
Invece no.
Non resisto. Non sono di acciaio, sono di fragile vetro. Pieno di crepe.

Vaffanculo.

31 gennaio 2012

Stamattina ho superato me stessa...
Ora di inizio lavoro: 8.45
Ora di arrivo in ufficio: 07.45... parliamone! la mia proverbiale insonnia, quantomeno negli ultimi giorni, vene relativamente tenuta a bada (prima mi alzavo alle 3.00 di notte, ed è una cosa che odio), ora invece tiro almeno le 6.00, il che mi permette di fare una parte dei lavori di casa (stendere, rimettere in ordine e via così).
Va bè, sono arrivata presto in ufficio ma almeno ne approfitto e vengo via una mezz'ora prima, che se comincia a nevicare veramente almeno mi risparmio mezz'ora di terrore.
Io odio la neve. O meglio, odio l'accoppiata 4 ruote-neve. Già non sono una brava autista con il tempo perfetto, se poi ci mettiamo anche gli agenti atmosferici siamo a cavallo! Comunque stiamo a vedere, non si sa mai...

Parlando di cose serie, sono preoccupata per domani. Sarà il 3° Day Hospital di controllo che faccio al San Paolo, dove faccio appunto parte dell'Ambulatorio DCA.
Il primo non era andato molto bene, e non è una esperienza che si dimentica molto facilmente.
Ero arrivata bella come un piumino da cipria, con la convinzione che per mezzogiorno - l'una sarei stata fuori. Invece....
Innanzitutto l'arrivo. Arrivo da sola, mio marito lavorava. Quattro passi avanti a me vedo una ragazza, magrissima, con la mamma. Neanche a farlo apposta, faceva anche lei il DH.
Avevo un nodo in gola, mi sentivo sola e spersa come non mai. Perché lei aveva lì con sè la mamma, ed io no?
Ad ogni modo cominciamo. Pesata, prelievo, ECG (un freddo becco!) e quindi colazione. La visita precedente avevo mancato di fare l'accettazione, quindi ho passato un paio d'ore a fare la coda per il ticket (per me che lavoro in un ospedale, due ore di coda e di disordine estremo sono state da pazzi).
Torno in reparto e l'infermiera, la stessa di prima, mi accoglie con due simpatiche pastiglie di potassio.
Mi dice di sedermi, e di aspettare lì. Mi accomodo, ed intanto in reparto è ora di pranzo.
Arrivano i vassoi, e mi dicono "Daniela, mangi con noi?"
Assolutamente no. Mangiare? In un posto che non conosco? Con un disturbo dell'alimentazione?
Scherziamo??
Finalmente mi chiamano in ambulatorio.
Entro e ci sono almeno 6 medici. In camice bianco. Pareva di essere all'esame di maturità, solo più spaventoso. Lì almeno contava il mio cervello, qui invece a fare la parte del leone è il mio corpo. Che stavolta mi ha dato buca.
"Signora... con un potassio come questo, non possiamo mandarla a casa. Dobbiamo ricoverarla."
Per chi non lo sapesse, il potassio è una delle bestie nere dei DCA. Lo elimini come niente con il vomito, e come valore deve stare fra i 3,5 e i 5. Il mio era a 2,3. Non hai sintomi, al massimo qualche palpitazione (che io pensavo fosse dovuta all'ansia che mi accompagna ogni giorno). Il problema è che, essendo così basso, il cuore si può fermare. Cadi a terra come un sacco di patate. Oops. Come si torna indietro?
Buio. E' stata come una silenziosa esplosione nelle orecchie, un boato assurdo che nessuno ha avvertito.
Come faccio? Dove scappo? POSSO SCAPPARE?
La risposta è no.
Comincio a piangere. Lacrime che non sapevo trattenere, gocce che rotolavano fuori senza controllo...
Chiamo mio marito.
"Guarda che mi ricoverano" gli dico con un filo di voce "Mi dovresti preparare la borsa..."
Povero amore mio, che moglie di merda ti sei trovato. Forse era meglio se sposavi un altra, non avresti passato tutto questo inferno. Non te lo meriti. Saresti stato più felice, con una casa pulita, una moglie affettuosa, più soldi e meno urla e lacrime. Mi dispiace.

Chiamo in ufficio. "Ragazzi, ve la dovete cavare senza di me. Mi tengono qui qualche giorno."

Mi portano in reparto, divido la stanza con una vecchina, cara, che non parla e non si muove. Ha un coniglietto di pezza fra le braccia.
Una bambina nel corpo di una anziana.

Ritorna il vassoio con il pranzo. Prendo l'acqua ed il pane, il resto rimane lì. Come posso mangiare?
COME SI FA A MANGIARE?

Il vassoio se ne va, mentre l'inserviente scuote la testa. Non capiscono. E' ora di pranzo, perché non mangiare?

Arriva mio marito, accompagnato da mio suocero. Assieme a me, la dottoressa che mi aveva appena illustrato rischi e problemi. Mi dice: "Posso parlarne davanti a loro?"
No. Non può. Mio marito sa, e qualcosa capisce. Mio suocero non sa. Loro sono convinti che io sia magicamente magra, nonostante mangi come un bue muschiato.

Mio suocero saluta e va, mio marito rimane. Non rimane molto, lo mando via. Vai, vai a casa, è inutile che stai qui. Sei stanco, hai da fare, Kyle è a casa è ha bisogno di andare a sporcare (Kyle è il nostro cane labrador). Non potresti essermi d'aiuto. Mi hai portato i miei libri, posso cavarmela.

Flebo. Pastiglie. Letto scomodo.

La sera mi chiama, tutto ok? Sì, insomma, sono qui. Ok no, niente è ok. Ma va così, che ci posso fare?
Chiamo mio fratello. Gli spiego. "Dillo alla mamma" No. Lo sanno i tuoi suoceri e la mamma no?? Non è giusto.
Lo so che non è giusto, ma diventerebbe un inferno più grande di quello che già è.
Lo farò più avanti, prometto.

Notte. Avevano promesso di darmi qualcosa per dormire, perché so già che non tirerò fino al mattino. Non mi accorgo, scema io, che non mi danno nulla.
Come volevasi dimostrare, mi sveglio alle 3.00 di notte. In ospedale. Ricomincio a piangere. Vorrei urlare, fino a crepare i muri, ma non posso, non qui.
Vestaglia, trespolino della flebo, pantofole. Facciamo un giro per il corridoio.
Due infermieri in corridoio, gentilissimi e giovani. Siamo coetanei. Siamo simili. Ma io sono dentro, e loro fuori.
"Signora, che ci fa in piedi?" - "Non dormo. Posso andare a fumare?" Sorride. "Va bene... ma io non ho visto niente!"
Me ne ricorderò. Sei stato gentile con me.
Balconcino, notte. Sigaretta. Che cazzo ci faccio qui? Cerco di ripercorrere i passi che mi hanno portato qui. Dove è stata la deviazione? Mi ci hanno spinto, od ho imboccato io la strada sbagliata?
Torno a letto. Piango. E mi addormento.

Sveglia. Dai, oggi si esce. Ed invece no, mi tocca un altra giornata ed un altra notte lì. Finisco il mio libro, il volontario che passa di lì a fare compagnia ai degenti è stupito: "Io ci metterei una vita, a leggerlo!"
Io no.
Colloquio con la dietista.
Cosa mangia a colazione? Caffè e latte.
A metà mattina? Niente
Pranzo? Una banana, per il potassio. E' il mio assurdo modo di provarci, come usare un tappo di sughero per tappare la falla del Titanic.
Merenda? Niente.
Cena? Comincio a mangiare appena arrivo a casa da lavoro. Tutto quello che trovo. E non smetto fino a dopo cena.
Rimette tutto? Sì, certo.
Un po' di tira e molla, ed arriviamo ad un accordo.
La cena per ora rimane una incognita, cerchiamo di fare colazione, pranzo e due spuntini.
Proviamo.
Stila il menu dei prossimi giorni. Praticamente 3/4 delle cose che mi propone mi sembra provengano da altri pianeti, visto che poi non li posso smaltire.
Arriva pomeriggio, mio marito fa i salti mortali per stare lì con me almeno mezz'ora. Mi dispiace per te, non ti merito.
Sera. Per favore, stanotte ero in piedi alle 3. Datemi qualcosa per crollare, vi scongiuro, non ce la faccio a fare un altra notte così. Sto impazzendo.
Mi danno due pastiglie. Dormo. Meglio così.

Arriva il mattino, oggi sono sicura di uscire, devo solo aspettare le dimissioni. Verso mezzogiorno arriva a prendermi mio suocero, aspetta con me.
"Ma cosa è successo?" - "Non ho voglia di parlarne, mi scusi"
"Ma lo sai perché è basso il potassio?" - "Sì, lo so, e so ache cosa fare. Ma non voglio spiegare"
"Ok"
Con lui è più facile rispondere così, non ci sono conseguenze.
Mi riporta a casa.
E' finita, per questa volta.

Il DH successivo è andato meglio, il potassio era su e sono potuta tornare a casa.

Domani ci riproviamo. Ma, almeno, domani non sarò da sola. Mi accompagna mio marito. Ti amo, Manu.

lunedì 30 gennaio 2012

30 gennaio 2012

Non scrivo da giovedì, e stavo impazzendo!
Come ho già spiegato a casa non ci riesco, c'è sempre qualcosa da fare, mentre in ufficio riesco a concentrami di più su me stessa (dovrebbe magari essere il contrario, ma per ora va così).
Partendo dalle "brutte" notizie, purtroppo il tanto agognato knit cafè di sabato 28 è andato a farsi benedire causa marito a cui serviva la macchina e che ha lasciato appiedata al paesino la Danieluccia vostra... la quale si è comodamente divanata per tutto il pomeriggio, tisana a fianco come sempre, con i ferri in mano e alle prese con il 100 grammi, progetto in coda da una vita!
Devo dire che sta venendo molto bene, e gli eventuali piccoli errorini non si vedono, visto che è tutta traforata. Sono praticamente a metà, ma se la lunghezza non mi soddisferà abbastanza magari mi armo di un po' di pazienza in più e ci aggiungo un altro gomitolo, per un totale di tre.
Sono contenta di non aver perso del tutto la mano, quanto meno con i ferri dritti.
Con i circolari, che erano i primi che avevo provato a riusare, mi sentivo proprio una impedita! Magari, finito quest'ultimo lavoro, trovo qualcosa di semplice e ci riprovo.
Altro motivo di gioia, se così si può dire, è che finalmente mi daranno l'esenzione per la patologia, manca solo la firma di un medico. Almeno risparmio qualcosa di ticket! Me lo ha detto stamattina la doc, prima di iniziare il solito colloquio psicologico (iniziare il lunedì mattina esaminando se stessi a volte lascia un po' stremati, se devo dire la verità). Le ultime due sedute, quanto meno, sono state nettamente meno lacrimose delle altre volte, anche se quella di stamattina mi ha lasciato un po' più giù del solito.
Purtroppo è così, certi giorni va meglio e altri peggio.
La parte positiva di questo tipo di terapia, quella che trovo più stimolante, è la parte dei compiti: di volta in volta, ma non sempre, devi fare o scrivere qualcosa (il primo è stato una sorta di tema - Chi è Daniela), mentre quello di oggi è quello di esaminare e scrivere cosa provo ogni volta che mangio, e farlo almeno fino a lunedì prossimo.
Oggi a pranzo ci ho provato, ed è venuto fuori Fame, Impazienza, Noia. Vediamo quando tornerò a casa, che succederà!

venerdì 27 gennaio 2012

Mi sento uno schifo, uno straccio. Sì, sono pensieri negativi, ma ora và così.

giovedì 26 gennaio 2012

Aggiornamento Lavori a Maglia

La pagina Lavori a Maglia é stata aggiornata con l'ultimo lavoro completato!!
Oggi mi sento forte, di acciaio.
Ieri purtroppo sono rimasta a casa, divanata, preda di una simpatica forma virale (meno male molto passeggera) che mi ha costretto a diverse sedute plenarie nel meraviglioso bagno di casa mia. E mi sono beccata pure la manciata di secondi conditi con scossa sismica. Ah, che bello stare a casa...
Mi piacerebbe dire che sono sono stata bravissima, che ho resistito a non mangiare e rimettere, ma purtroppo non è così.
E' inutile mentire, non qui. Anche se so che qualcuno legge queste pagine, fondamentalmente scrivo per me stessa, per avere un posto dove archiviare i miei pensieri, quindi è inutile mentire a me stessa.
Stamattina, invece, dopo essermi rigirata un po' nel letto pensando "Mi alzo e vado a lavoro? No, resto qui e dormo... no, meglio andare... no, meglio stare a casa..." ho preso atto che non sono ancora in grado di stare a casa e controllarmi: meglio andare a lavoro, magari non combinare nulla e scaldare la sedia, ma nello stesso tempo fare qualcosa per me stessa e controllarmi...
...quindi mi sono alzata, ho fatto i miei esercizi, colazione, mi sono messa il mio bel vestitino in maglia di Zara (non sempre lo stesso, un altro - color cammello, per il quale sto meditando un'altra sciarpa nello stesso colore) e sono uscita. Con un sorriso. Vabbè, non proprio un sorriso smagliante ma almeno sono venuta a lavorare. E tanto basta.
Ad ogni modo, ora sono seduta alla mia scrivania con la mia bella tisanina drenante a lato, i colleghi che si fanno gli affari loro e scrivo.
Ieri mi è mancato un po' non aggiornare il blog. Non che avessi milioni di cose importanti da dire, ma almeno scrivere mi occupa un po' di tempo e spinge via la noia, la nasconde da qualche parte.
A casa ho il pc, naturalmente, ma non è la stessa cosa: non ho concentrazione per scrivere, per esaminarmi. Magari mi siedo al portatile, ma alzo gli occhi e vedo che ci sarebbe il pavimento da spazzare, la polvere da fare, mi viene in mente che dovrei fare la lavatrice e ritirare i panni asciutti (di stirare non se ne parla, la mia religione non lo permette) e via così...
Qui in ufficio è diverso.
C'è silenzio, tranne le volte che il collega commenta qualche notizia sul giornale. Qui posso ancora essere Daniela, professionale al 100% ed intelligente, mentre a casa mi sento un po' come una casalinga disperata.

Ma insomma, mettiamo un poco da parte la malinconia e parliamo di qualcosa di positivo. Sono alla ricerca di qualcosa da leggere. Ultimamente, mi sono resa conto che sono pochi i libri che mi rapiscono, che non metterei mai giù ma che divorerei fino all'ultima pagina.
Sono sempre stata una lettrice veloce e passionale: a regola, finisco i libri in 2/3 giorni, massimo 4. Il record è stato "I Pilastri della Terra - che consiglio caldamente - in 4 giorni. Netti. la collega che non ci credeva mi ha sfidato regalandomi il seguito, altro tomo imponente. Ci ho messo 3 giorni, compreso di riassunto come prova del 9. Sono un mito!
I libri sono sempre stati i miei migliori amici: ne ho a bizzeffe, credo almeno 500, e mi aiutavano a non sentire il vuoto che avevo dentro e che mi creavo fuori. I miei compagni di vita erano i protagonisti dei romanzi che leggevo: Aureliano Buendia, Heatcliff, il signor Rocester, Mark Darcy sono stati i miei primi amori (va bene, di recente c'è stato anche Edward Cullen. Insomma, potrò pure avere una cotta tardo-adolescenziale?)
Invece negli ultimi tempi non ho letto niente che mi abbia fatto innamorare di nuovo, solo pochi libri che sì, mi hanno preso, ma non fino in fondo.
Mi chiedo anche: non sarà che sto diventando TROPPO cinica, e quindi non riesco a lasciarmi andare? Può essere, ma non so se è tutta colpa mia.

martedì 24 gennaio 2012

Ma vogliamo parlare del Capo del mio Capo??? Stamattina la giornata era partita al solito modo: sveglia alle 6.00 (il mio corpo, certe volte, decide di fregare sul tempo la sveglia sul comodino), addominali (ebbene sì, incredibilmente sto continuando a farli - sono un po' ridicola ad ansimare per lo sforzo con il mio pigiamino, al buio, con questo attrezzo

e il cane che ti fissa, chiedendosi: maccheccazzo sta facendo??) e quindi colazione. Poi la doccia, il trucco e parrucco tirato in lungo il più possibile, ho steso la lavatrice fatta ieri, ho passato la scopa e messo fuori la spazzatura. In pratica, combino di più fra le 6.00 e le 7.30 del mattino che durante l'intera giornata.

Arrivata in ufficio, sistemo una piccola bega di ieri e quindi succede l'Inenarrabile: il Grande Capo (per il quale ho una enorme cotta adolescenziale - i miei colleghi lo sanno e mi prendono in giro, macchissene) mi manda una mail dicendo che era partita una versione non corretta di un modulo preparato dal nostro ufficio. Con molto servilismo gli rispondo che me ne sarei occupata subito (col cazzo che lo faccio fare a qualcun altro). Mi risponde che non c'è fretta, ed a mia volta (sempre più servile) gli scrivo: "Sono pagata per risolvere i problemi, tanto vale che lo faccia subito!"
Risposta laconica dell'Essere Supremo:

You Win

Ebbene sì, credo che stamperò questa e-mail, ne farò una carta da parati e tappezzerò l'ufficio.
Magari, a molti (che fanno lavori più importanti o impegnativi - e meglio pagati) del mio sembrerà una emerita cazzata, una cosa da niente: non mi interessa. Questa, per me, è un riconoscimento delle mie qualità lavorative e perché no, anche personali: mi impegno se c'è da impegnarsi, non mi piace rimanere con le mani in mano. Del resto, odio l'idea di stare qui in ufficio a scaldare la sedia: ho un cervello fino, pertanto utilizzarlo non è certo un problema.
Sicuramente non disdegno la giornata-cazzeggio, quella in cui non c'è proprio nulla da fare e allora ti ingegni fra giornali on line e blogs da leggere, ma non lo si può mica fare tutti i giorni, alla lunga logora!

Continuando nella mattinata, mi arriva una mail di commento all'ultimo post, dove mi lamentavo dei knit cafè organizzati troppo lontano da casa mia. Magicamente, Maria Rosa mi dice: "Ne fanno uno a Cesano Boscone!" Gioia e Giubilo! Ad uno sputo da casa di mia mamma, dove tradizione vuole ci si accampi il sabato sera per la pizza fatta in casa a dosi industriali!!!

La Piccola Pessimista che c'è in me mi sussurra "la data sarà lontana, vedrai non ci vai che ti dimentichi..."

Ri-Gioia e Ri-Giubilo! E' sabato 28! Presto fatto, ecco il primo dei miei mini-obiettivi: partecipare. L'ho messo in agenda, ho già messo in preallarme il marito-autista, pertanto... ragazze, aspettatemi, il 28 sono lì!!
Oh, io lo dico, non sono la Simpatia fatta persona e la prima volta tendo sempre ad essere un po' spaurita, ma portate pazienza!



lunedì 23 gennaio 2012

Eccomi qui! pensavate che avessi già mollato il colpo ed invece no, sono solo in ritardo perché arrivo fresca fresca dall'ora di terapia settimanale.
Devo dire che rispetto alle volte precedenti, quando uscivo che parevo uno straccio per pavimenti fradicio, stamattina ero bella carica e non ho pianto neanche una volta.
Ho raccontato alla doc di questo blog e del libro di cui parlavo qualche post fa, e sembrava anche abbastanza contenta (opinione mia).
Continuo a pensare che il mantra "Domani andrà tutto bene" (se mi sveglio dopo mezzanotte - a volte capita - diventa "Oggi andrà tutto bene") sembra funzionare, pertanto penso di continuare a provare e vediamo come va.
L'argomento centrale di oggi erano gli obiettivi: mi ha accennato a quello che in psicologia viene chiamato "Doppio Standard", che a quanto ho capito corrisponde un po' al "Due pesi e due misure": se uno fa un errore sono pronta ad incoraggiarlo a non colpevolizzarsi ed andare avanti... ma se l'errore lo faccio io mi devo punire ad aggiungere un peso al mio fardello già bello carico di cose.
Ad ogni modo, diciamo che il punto che oggi mi ha colpito è che sì, devo avere un obiettivo, ma se cerco di raggiungerlo andando da 0 a 100 al primo ostacolo andrò a terra. Devo innanzitutto imparare ad accettarmi, pormi piccoli, piccolissimi obiettivi, e se cado devo pensare a quello che ho già fatto finora.
A scriverlo sembra veramente molto semplice (oggi 1, domani, 1+1, dopodomani 1+1+1 e così vià...), ma farlo è un altra cosa.
E' un po' come essere sdoppiata in due: una parte di me vuole lottare, vuole uscirne, vuole essere in grado di vivere una vita normale (anche mediocre, chissenefrega), mentre l'Altra vuole che tutto rimanga così, perché cambiare fa paura.

***

Interruzione Pubblicitaria Causa Cazzata Detta dal Collega a Fianco sulla Cosiddetta "Regola dei tre giorni".
Si accettano Delucidazioni.

*** 
Parlando di cose più allegre e che fanno stare bene... Ho ricominciato a lavorare a maglia!!
Ieri pomeriggio dopo pranzo, invece di ingozzarmi di latte e biscotti post prandiali, come mio solito nelle giornate che passo a casa, ho deciso finalmente di riprendere in mano i ferri e combinare qualcosa... ma che cosa?? Niente di complicato, perché in ogni caso sono ancora alle prime armi.
Quindi, armata di ferri da 7 e di questo
Lavorare a maglia per negati
nonché di lana, naturalmente, ho avviato una sciarpa.
Niente di difficoltoso, per carità, sono 30 maglie a coste 2/2, che posso seguire abbastanza agevolmente. La lana usata è quella comprata con la mia ex colleguccia al LIDL, di un bel grigio ferro. Sintetica al 100%, ma va bene lo stesso.
Il bello è stato che ho cominciato a lavorarci su alle 15.30 del pomeriggio, alle 17.30 mi son fermata per una pausa-sigaretta e per una bella tisana al finocchio (ultimamente son tisana dipendente) e quindi avanti ancora fino alle 18.30 per preparare da mangiare.
Alle 20.00 mi sono reinstallata sul divano, tv accesa su SOS Tata e poi Tesoro Salviamo i Ragazzi, poi ancora Daybreaker - l'ultimo vampiro....
... e quando ho alzato gli occhi, erano già le 23.00!!
Erano mesi che il tempo non passava così velocemente, e lì mi sono data bellamente della cogliona da sola.
Cercavo qualcosa da fare per non annoiarmi ma non sapevo cosa fare... ed ignoravo quella bella scatolona dell'Ikea piena di gomitoli che aspettavano solo di riempire le mie giornate e le mie serate.
Alcuni di loro non mi fanno impazzire, nè per colore ne per consistenza, ma non importa. L'importante è che i piccoli progetti che scoverò da fare vengano bene, quindi li regalerò in giro.
Per me terrò il gomitolo viola e quello rosso, poi chissà...

L'altra cosa che mi piacerebbe fare, ma mi ci vorrà un po' per trovare il coraggio, è partecipare ad un altro stitch and bitch. Della prima volta, nel lontano novembre 2010, ho un bellissimo ricordo, ma non ho più trovato il coraggio di partecipare di nuovo e mettermi in gioco. Se voglio essere anche un poco indulgente verso me stessa, per me che vengo dalla campagna fra Milano e Pavia nè la Bovisa nè Cadorna sono proprio vicine. Per contro, girando in rete ho visto che invece ce n'è uno vicino casa, a San Giuliano Milanese.
Devo solo fare un bel sospirone e metterlo fra i miei prossimi mini obiettivi!



domenica 22 gennaio 2012

Uff, ieri il mio ottimismo è stato veramente messo a dura prova...
Per farla breve, venerdì per sabato sera arriva un "invito" a cena per festeggiare il fatto che la Lei dell'altra coppia abbia trovato lavoro.
Non era proprio un invito, ma quasi un obbligo. Mi spiace parlarne male, perché alla fine hanno pagato loro (naturalmente alla prima occasione salderemo il debito) e non vorrei sembrare ingrata, ma il problema è questo: è un f!periodo in cui faccio fatica a parlare con l'intero genere umano, quindi un intera conversazione con tutte le declinazioni possibili ed immaginabili delle parole c@zz0 e f!g@, la ripetizione per almeno 16 volte della stessa battuta, la storpiatura di una qualsiasi parola fino ad arrivare al turpiloquio... rullo di tamburi...

Non Fa Ridere Per Niente.
Punto.

Mi pesa la mia rigidità, ma giuro che ho fatto fatica a trattenermi. Poi mi arrabbio ancora di più perché mio marito si lascia prendere dalla cretinaggine dilagante, e so che invece potrebbe fare conversazion un po' più elevate, od in ogni caso senza ricorrere a dubbie figure idiomatiche.

Ad ogni modo, la serata è finita, è domenica mattina, ho dormito la bellezza di 7 ore e mezza e inizia una nuova giornata. 
Non è che abbia molto da dire, non ho avuto molti momenti di riflessione ieri, perciò passo alle cazzate: ieri sono andata alla Kiko e mi sono comprata, alla faccia della crisi, un bel fondotinta nuovo, un mascara waterproof ed uno smalto nuovo, viola scuro. Ho dimenticato la cipria, ma in compenso la commessa-03-kg-di-peso è riuscita ad appiopparmi le salviettine per lo scrub. Utili, per carità, ma ne ho usata una ieri e dopo avrei avuto bisogno di un antidolorifico. Però avevo la pelle come il culetto di un bimbo, hihihi!!!


venerdì 20 gennaio 2012

Knittare

Oh, sìssì... voglio proprio ricominciare a knittare!
Ricordo con soddisfazione la prima sciarpa a mio fratello (ooripilante e piena di errori, ha mandato giù e ha ringraziato).
La prima sciarpa per mamma (la mette ancora adesso, ed ha un capo più lungo dell'altro).
Il mio bellissimo cappellino con la lana Joy in rosa e lilla, meravigliosa (mi era venuto perfetto, forse perché era per me).
Stasera che mio marito va alle prove della banda musicale del paese, mi spatascio sul divano e ci riprovo. Ho i miei bei ferri circolari della Knit-pro, della lanaccia del Lidl ma è grigio scuro, perfetta per una sciarpona da accostare al mio abito in maglia di Zara.
Su su, si accettano tutti gli incoraggiamenti possibili e immaginabili!!

Mi è venuto in mente perché è tanto che non giravo i blog di maglia che avevo scoperto all'inizio, quando mi ero appassionata al knitting. Nel 2010, superando la mia proverbiale timidezza, ho partecipato addirittura ad uno S & B in triennale, dove finalmente avevo potuto collegare un paio di facce ai nomi che leggevo con adorazione nei blog, persone che davano consigli perfetti.

Sul mio frigorifero, tuttora (in fianco al fotomontaggio di me con Edward Cullen e il volantino di Gibian) campeggia questa stampa:




Essì, è un consiglio per la vita!
Udite, udite... stranamente anch'io ho buoni propositi.
Lo so, ultimamente soffro di diarrea alle dita quindi scrivo post a manetta, ma 'sto blog mi serve a questo, quindi tantè.
Dicevo, ho anch'io dei buoni propositi.
Sono piccole cose, magari normalissime per la maggior parte delle persone, ma siccome IO SONO IO, e sono speciale, questi sono i miei (non in ordine di priorità, ma come mi vengono i mente man mano):
  • Fare colazione, spuntino, pranzo e spuntino senza rimettere (la cena ancora è un jolly, mica posso fare tutto di punto in bianco)
  • Continuare gli addominali al mattino
  • Andare a lavoro e restarci, senza scuse
  • Cercare di essere presentabile in ogni momento (la spazzola per i capelli NON è un optional)
  • Mantenere decente e pulita la casa
  • Migliorare e mantenere in equilibrio il mio matrimonio
  • Non spendere cifre folli al supermercato, ma prendere solo il necessario
  • Riprendere in mano i ferri per il knitting, anche solo per piccole cose.
Non ho messo una cosa molto importante, una frase che qualche settimana fa mio fratello (biondo, occhi azzurri, laureato, sportivo, bella presenza....maccheccazzo, tutte lui????) mi disse:

"Alla fine bisogna volersi un po' di bene, dai!"

Lui è l'unico, in famiglia (a parte mio marito, chiaro), ad essere a conoscenza del mio problema e del percorso che sto affrontando.
Quando sono stata ricoverata tre giorni al San Paolo, abbassando nettamente l'età media del reparto Medicina II, ho preferito non spiegare a nessuno la motivazione: mia madre si preoccuperebbe come solo una madre può fare, i miei suoceri pure, e non me la sono sentita di caricare sulle loro spalle questa cosa.
Un po' perché mia madre è convinta che sia un problema chiuso già diversi anni fa, ed un po' perché, se le dovessi spiegare di nuovo questo problema, so che ad ogni boccone e successivo movimento mi seguirebbe e urlerebbe come faceva quando ero piccola.
Ora come ora non voglio e non ho bisogno di un segugio alle spalle: mi sentirei braccata, con conseguente ansia da prestazione e rientrerei in un circolo vizioso da cui, ogni volta, è più difficile uscire.
Già è un casino così, fra terapia, pastiglie di potassio, gastrprotettori, Day Hospital e via dicendo: sommare anche un controllo serrato mi manderebbe in panico.

Certo, mi rendo conto scherzando che un disturbo dell'alimentazione fa molto Vogue anni '90: forse faceva pena quando avevo 15 o 20 anni, e non pensavo al futuro: ora ne ho 28, sono sposata e con delle responsabilità. Ho paura che, se non mi ci metto di impegno a risolvere questa situazione, mi troverò a 40 o 50 anni come l'orrida collega dell'ufficio in fianco: sola e incattivita.
Io non voglio essere assolutamente una brutta persona: sono scorbutica e poco incline alla conversazione ed alla compagnia, ma ciò non esclude che anch'io, sotto sotto, non abbia un cuore che (e mi costa parecchio dirlo) si commuove da pazzi quando guarda il nipotino al cinema per la prima volta in vita sua; la nipotina che quando ti vede ti dice "Zia voglio stare con te!" e così via.




Era un po' che non bevevo il caffè al mattino, preferendo orzo oppure latte bianco (rigorosamente scremato, non sia mai che mi eviti di risparmiare qualche caloria, per la gioia della dietista che mi segue), quindi stamattina ho un tremito alle mani che la metà basta.
Ad ogni modo, stamane mi sono svegliata con una marcia in più.
In pratica, ieri pomeriggio per colmare la noia lavorativa, ho cominciato a leggere questo libriccino chiamato "The Secret", di Rhonda Byrne. Ora, devo ancora adare avanti nella lettura e quindi non ho ancora una precisa opinione in merito, ma a quanto per ora ho capito, rullo di tamburi....

la Base è l'OTTIMISMO. 

Insomma, lo scopo del gioco è quello di eliminare i pensieri negativi, in quanto sostiene che noi esseri umani siamo una sorta di catalizzatori: se pensi cose negative quelle ti capiteranno e, al contrario, se pensi cose positive attirerai quelle.

Io purtroppo sono geneticamente portata al pessimismo, memore oltretutto di una serie di problematiche familiari più o meno grosse ma ormai molto sdoganate: genitori separati, padre non tanto normale, sorellastra conosciuta all'alba dei 21 anni e via dicendo (a noi Beatiful ci fa una pippa).
Posso pensare, ma non sono una psicologa, che tutto questo possa aver influito sulla mia situazione attuale, e mi fa veramente arrabbiare: sono cose successe ormai anni e anni fa, perché mi devono tormentare ancora adesso?

Tornando al discorso principale, dopo aver letto i primi capitoli del libro di cui sopra, ho fatto un mini esperimento. Ieri sera, mentre cervao di addormentarmi, mi ripetevo come mantra: "Domani andrà tutto bene, domani andrà tutto bene..." e via così finché non sono caduta fra le braccia di Morfeo.
Non so se è dovuto a questo, o se stamattina la serotonina ha deciso di girare a mille, ma comunque ero bella pimpante: addominali, trucco, parrucco (stamane ho un bellissimo chignon un poco spettinato che, associato al body antifreddo che mi slancia parecchio, devo dire mi fa sembrare una ballerina - sembra a me, poi magari fa più uno degli ippopotami di Fantasia), tragitto casa-lavoro, mini-chiaccherata con ex colleghi, manutenzione di un vecchio progetto sulla Intranet aziendale e inizio di un nuovo progetto.

Sia come sia, stamattina mi sento più forte. Poi, magari, all'alba delle 16.45 sarò il solito straccio che brama per tornare a casa a mangiare tutto quel che c'è di commestibile, ma adesso è così e me lo godo.

giovedì 19 gennaio 2012

Non ho idea di chi siano quelle nove persone che oggi hanno visto la mia pagina blog. Ne tantomeno mi ricordo a quali profili ho linkato questa blog.
A tutti quelli che leggono, mi dispiace che non sia un blog allegro, divertenti di quelli da Giveaway o salcazzo.
Ora come ora questo spazio mi serve per scrivere quello che provo, momento per momento, in questa mia lotta mortale.
Che poi è una stronzata dire: mi annoio, quindi mangio.
A casa mia ci sarebbe sempre qualcosa da pulire, da fare, con un cane, due gatti e un coniglio, almeno 500 libri e film che devo ancora vedere.
Invece no, mi accuccio in cucina a vedere Real Time, o Cielo, o cazzate varie, e poi mi lamento che la casa non è pulita al meglio.
M va che son scema, eh?

Limpida

Il proposito di ogni mattina è di essere limpida.
Mi piacerebbe prepararmi in bagno con tranquillità, mettere il fondotinta e la cipria e l'ombretto e il mascara senza poi sembrare una nonna.
Quindi uscire di casa, prendere la macchina e venire a lavoro per iniziare una lunga giornata piena di soddisfazioni.
Invece....
Ore 6.40: suona la sveglia, spegni, cerca di non svegliare il marito.
Fare Addominale: 20 alti, 40 addominali, 20 bassi (cosa spero non lo so nemmeno io, forse alzarmi la mattina e trovare al posto dello stomaco una tartaruga viva, non morta come quella di adesso).
Ore 6.50: colazione. 250 gr di latte scremato, non metto nè caffè ne zucchero da un paio di giorni, bevo l'Actimel del discount e preparo la schiscetta per la giornata. E preparo la tavola per la colazione di mio marito.
Ore 7.00: bagno. Lavaggio, restauro completo di quella cartina geografica che è la mia faccia, mi vesto (preferibilmente nero), non oso pettinarmi (lo trovo irritante). Fumo.
Ore 7.25: nutro il coniglio, apro le persiane in giro, mi metto il giubbotto.
Ore 7.30: Bacio il marito ancora dormiente e mi avventuro nei -3 gradi dell'esterno.
Ore 7.34: qualunque cosa accada io sono in auto alle 7.34. Anche a ritardare apposta, l'orario è quello. Quindi attraverso i paeselli, un pezzetto di Milano, e sono in ufficio. MEZZ'ORA PRIMA del dovuto. Con lavoro da fare per 5, 6 minuti al massimo. E devo star qui fino alle 17.00. Cazzo.
Ore 10.00: merenda!!! Finalmente qualcosa da fare!!! Smangiucchio la mela verde (mangiare la frutta lontano dai pasti, mi raccomando) e alle 10.10 ho finito. Cazzo. Aspettiamo mezzodì.
Ore 12.00: pranzo!!! I colleghi se ne vanno in mensa, anche loro annoiati quanto me, ed io rimango sola soletta ad affrontare il mio pasto-sano-che posso-controllare: lattuga iceberg, zucchine crude, fiocchi di latte. Tiro il più possibile per le lunghe, ed intanto penso: "Se considero questo un pasto normale, come posso pensare di affrontare un VERO pasto normale??"
Ore 14.00: mangio due pezzi di carota.
Ore 16.00: ne mangio altri due.
Ore 17.00: finalmente mi levo dalle balle!!! Riprendo Dexter (la mia auto, battezzata con un nome simile alla targa) e vado a fare la spesa. Oh, beatitudine!! Tutto quel cibo che mi saluta dagli scaffali come le pecorelle facevano Ciao ad Heidy. L'unica cosa in cui sono riuscita ad educarmi è comprare una mare di verdura e frutta e non comprare patatine. Il resto è un buco nero.
Non ho più orari, arrivo a casa e lavo i piatti della sera precedente, comincio a preparare la cena e quindi comincio a mangiare. Manciate di crostini, due panini, poi altri crostini, poi un panino... e via, che arrivano le 19.00, quando sono autorizzata a mangiare la cena (sic!)
 Cena composta da primo e secondo, che la cena me la posso gestire io, in quantità pantagrueliche.
Quindi latte e biscotti, fino alle 21.00.
Quindi STOP: prendo la pastiglia di potassio, la pacchia è finita. Mangio lo yogurt, per recuperare qualcosina di ciò che ho perduto a livello di sostante nutritive (sì, l'algebra per me è una opinione) e quindi stramazzo sul divano con la tisana digestiva (ma che cosa devi digerire?)
Ora di nanna, a letto con il libro del momento e crollo incoscente.
Ed il giorno dopo da capo.

Il bello è che so cosa fare, oggettivamente, per risolvere una serie di problemi incrociati: pochi soldi? Mangia il giusto, compri solo le cose che puoi mangiare e nelle quantità giuste, risparmi sulla spesa e vedrai che il portafoglio rimane della giusta consistenza. Punto.
Ti senti grassa? Mangia il giusto, risparmia qualcosina ed iscriviti in palestra, vacci e smaltisci. Punto.

Invece no, io mi ritrovo a rimettere l'anima per tutto quello che mangio, a spendere capitali in cibo e arrivare a filo a fine mese. Non faccio sport anche se dovrei per scaricare la tensione, in un ciclo continuo che non ha ne capo ne coda.

Insomma, invece di essere limpida, mi sento uno stagno.

mercoledì 18 gennaio 2012

Praticamente dovrei avere il coraggio di fare 5 pasti al giorno (colazione, spuntino, pranzo, spuntino, cena) mangiando in modo sano e corretto.
Quindi, calcolando che io ora come ora arrivo solo al 4° punto, dovrei prendere il coraggio a due mani e due piedi, mangiare, affrontare il conseguente aumento di peso, non demordere finché il mio corpo non si adegua e quindi perdere i chiletti acquistati.
Seee, col cazzo.
Solo a vedere il 50 sulla bilancia vado in panico, mi vedo di nuovo 16enne di 76 kg di peso che non cammina, rotola.
La doc mi dice che questo è la mia idea, non quello che succederà veramente. Detto dai suoi 40 kg scarsi.
Ma che ne sapete voi di come si sta da tracagnotti obesi??
So che non va bene così, so che dovrei imparare a volermi bene, prendermi cura di me stessa e via dicendo... ma non so come si faccia.

Ho mangiato

ed ora mi sento gonfia come un pallone, ho il terrore che la gente veda sotto questo bel vestitino che mi sono messa oggi, le calze pesanti, la mutanda alta, la pancia che straborda. E che ci faccia caso. E che commenti.
Dio, la sento crescere di minuto in minuto.
Signore, fa che si sgonfi.
Signore, fa che tutto questo passi presto.
Signore, fammi tornare a casa alla svelta a mangiare e mangiare, perché non so fare altro.
Possibile che il resto dell'umanità mangi e poi torni alla prorpia vità così, senza infamia e senza lode, senza pensare al cibo che rimane lì per non so quanto tempo?

Cambiare

Non so se il titolo di questo blog abbia più senso.
Gomitoli non ne prendo in mano da tanto tempo.
Pentole? Guardiamo in faccia la realtà: quello che cucino è buono, sì, ma in dosi industriali e preparato solo per soddisfare un bisogno che bisogno non è.
Amara verità: dopo quindici anni, signore e signori, vi annuncio ufficialmente che ho un disturbo dell'alimentazione.
Mangio come un bue muschiato? Certo, elimino tutto quanto successivamente con una bella seduta in bagno.
Mangio solo insalata a pranzo, la mela a metà mattina e le carote a metà pomeriggio? Sono affari miei, sto cercando di uscirne con l'aiuto di un gruppo di medici.
A volte, mentre mangio mezzo chilo di biscotti con un litro di latte, stanca di masticare e nonostante questo vado avanti, mi chiedo: ma cosa sto cercando, in fondo a questa tazza, a questo piatto, a questo sacchetto di patatine?
Me. Sto cercando me.
Lunedì scorso seduta strappalacrime (al solito) con la terapista.
Se mi tolgo anche il dca, di me cosa rimane?
Cosa so fare?
Cosa ho finito di fare, che mi rende una persona con dei meriti?
Io inizio le cose e poi non le finisco: palestre, amicizie, progetti, hobbies... dopo un po' finisce tutto nel dimenticatoio, e torno da Mamma Dispensa che tutto dà da mangiare.

Insomma, da qualche mese sto provando ad essere una persona normale.

Ora penso ad un nuovo titolo per questo blog.